Rendere potabile l’acqua e avvicinare quanto più possibile le sorgenti alla popolazione, attraverso la costruzione di nuovi pozzi d’acqua in Benin, nonchè il ripristino dei pozzi d’acqua esistenti, sono le premesse per migliorare le condizioni di vita di donne, bambini e interi villaggi di questa nazione.La mancanza di pozzi d’acqua in Benin rappresenta una delle maggiori emergenze, dove la popolazione è vittima di malattie generate principalmente dal mancato accesso ai pozzi d’acqua potabile e dalle scarse condizioni di igiene. Realizzare laddove c'è più bisogno pozzi d'acqua in Benin significa quindi migliorare le condizioni di vita e di salute della popolazione.
Dall’Irpinia al Benin per costruire pozzi: quello di Roberto Zaffiro, come lui stesso lo ha definito, è stato un viaggio verso la vita. L’imprenditore flumerese è partito per l’Africa lo scorso 28 dicembre 2015 insieme a Don Cornelio della diocesi di Ariano, a Padre Tarcisio dei Frati francescani dell’Immacolata. La missione è durata tre settimana e i risultati sono stati eccellenti. Fondamentale il sostegno della Banca di Flumeri che ha permesso la costruzione del pozzo in località Gomparau. L’altro, nella città del Kandi che conta 40 mila abitanti, è stato realizzato grazie al contributo di Zaffiro e dei benefattori. È già pronta una nuova missione. Tra un anno si riparte.
Una missione di fede di speranza e carità verso le persone bisognose, che Roberto Zaffiro porta avanti senza sosta coinvolgendo, la banca BCC di Flumeri, amici imprenditori, sacerdoti e tanti fedeli che orami lo seguono da anni. Dopo le tante conversioni registrate a Medjugorie Zaffiro si è dedicato con impegno agli aiuti in Benin.
Nel corso degli ultimi due anni, diverse sono state le spedizioni nel continente africano per realizzare ben sette pozzi di acqua e fornire assistenza medica, viveri, vestiario ed altri aiuti alle popolazioni nei villaggi. L’ultima spedizione iniziata qualche settimana fà, vede Zaffiro ancora impegnato nel Benin a costruire un ambulatorio medico unitamente a Padre Tarciso , Padre Cornelio parroco di Carife (AV) ed a Don Alberigo Grella, parroco di Sturno (Av).
Una struttura nata dal nulla e sulla quale Zaffiro sta lavorando da anni. Grazie alla raccolta di fondi nel bel mezzo della savana sta prendendo vita un piccolo ospedale che sarà adibito per l’assistenza ginecologica alle donne e per le cure delle malattie infettive dei bambini.
All’interno di questo ambulatorio polispecialistico prenderà servizio un medico che potrà prestare le cure alle popolazioni di circa 20 villaggi, finora senza nessun presidio sanitario.
L’umanità, non ha mai visto andare a scuola un numero di bambini così alto. Eppure il diritto all’istruzione rimane un sogno irraggiungibile, ancora per troppi bambini nel mondo.
Sono oltre 520 milioni i bambini ai quali è negato il fondamentale diritto all’istruzione di base, ed in oltre metà dei casi, si tratta di bambine.
Avere accesso alla scuola primaria è molto più importante che imparare a leggere, scrivere e fare conti.
In un paese a basso reddito e con alti tassi di incremento demografico, le nuove generazioni rappresentano la ricchezza più importante e la migliore speranza di spezzare la catena che collega ignoranza, povertà, sfruttamento e sottosviluppo.
In una scuola a misura di bambino, i più giovani apprendono oltre alle nozioni basilari che li salvano dall’analfabetismo, competenze e comportamenti che gli serviranno nel corso di tutta la propria esistenza.
La storia insegna che nessuna società è mai uscita dal sottosviluppo senza un cospicuo investimento nel proprio capitale umano.
Per questo, l’istruzione è considerato un diritto umano fondamentale e uno dei più importanti fra gli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio, sanciti nel 2000 dall’Assemblea Generale dell’ONU.
Garantire a tutti i bambini e a tutte le bambine la possibilità di frequentare almeno il ciclo dell’istruzione primaria e di ricevere insegnamenti di qualità per conseguire anche gli altri traguardi del terzo millennio, quali l’eliminazione della fame, della povertà e degli ostacoli che frenano uno sviluppo umano sostenibile per tutti gli abitanti del pianeta, inclusa la pandemia da Hiv ed altre malattie infettive .
È proprio da queste cose che nascono associazioni umanitarie e volontariato pronte a mettere in campo tempo e mezzi necessari ad apportare di un po’ di supporto a questi paesi in via di sviluppo.
Da qui partono tante iniziative benefiche di primaria importanza come quella in Benin voluta da Roberto Zaffiro, ed alla quale hanno collaborato Padre Tarciso, Don Cornelio, e Don Alberico, e tanti amici e benefattori.
La missione Benin si è impegnata con questo progetto alla tutela di tre istituzioni fondamentali (Salute, Famiglia e Istruzione).
Dopo la costruzione dei pozzi nei villaggi della Savana (dove l’acqua ha regalato una gioia indescrivibile alla comunità) e l’inaugurazione dell’ospedale per la maternità e cura delle malattie infettive dei bambini nel nord del Benin, la missione Benin ha portato con sé l’attuazione di un altro progetto dove, proprio in questi giorni, è stata avviata la costruzione di una nuova scuola .
In quel villaggio si vede una scuola costruita con fango dove questi benefattori della missione hanno consegnato lavagnette, gessetti, quaderni, penne, matite donati dall’Istituto Comprensivo Francesco De Sanctis di Villanova, Flumeri e Zungoli.
Un piccolo gesto fatto dai nostri bambini , ma molto apprezzato dai bambini di quel villaggio.
Con l’arrivo di piogge abbondanti, si può solo immaginare cosa può rimanere di quella struttura e i disagi che comporterebbe per la gente di quel posto.
Pertanto, in questa missione si è avviata la costruzione di questa nuova scuola grazie anche alle offerte arrivate da gente comune, che con piccole somme di denaro donate hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto.
La costruzione di questa nuova scuola, è un mezzo importante per garantire il diritto allo studio.
Da Flumeri (AV) - Medjugorje al Benin. Le tappe del cammino spirituale dell’imprenditore ufitano Roberto Zaffiro segnano un esemplare percorso di fede e di vita intorno al mondo. Se la solidarietà, quella fatta di gesti concreti e opere vere, non fa notizia e non va certo alla ricerca di pubblicità non può però passare sotto traccia quella di un giovane irpino volato nella sconfinata e sperduta savana africana per realizzare un ospedale pediatrico con reparto ginecologico nel comune di Banikorà.
A benedire la nascita della struttura , padre Jean Baptist del Benin e due sacerdoti missionari irpini, don Alberico Grella e padre Tarciso Pascale, volati nel Benin insieme a Roberto Zaffiro.
E nel progetto destinato alla comunità di Banikorà e degli altri 40i grossi villaggi disseminati in quella povera regione del pianeta è stata coinvolta attivamente la donazione di numerosi benefattori dall’Italia.
“Non possiamo rinchiuderci nel nostro misero egoismo- racconta Zaffiro-, ma bisogna aprirsi alle necessità di chi non ha avuto come noi la fortuna di nascere e vivere in un Paese ricco e in pace. L’Africa è una calamita. Non si possono chiudere gli occhi davanti a una miseria senza fine.
E quanto si fa è sempre poco per quelle popolazioni miti, pacifiche, abituate a fare i conti con le durezze della vita e del territorio”. Selfie e canti, balli e sorrisi. Funziona così nel cuore profondo del continente nero dove è nera solo la coscienza di chi ha sfruttato e immiserito le genti africane per secoli. I colori degli abiti tradizionali delle giovani donne del Benin fanno corona ai sacerdoti d’Irpinia che pregano e benedicono quelle pietre che diventeranno un ospedale per i bambini e le mamme. “Qui non c’è burocrazia come da noi- continua sempre l’imprenditore-benefattore ufitano Zaffiro- c’è solo una straordinaria voglia di vita e di sopravvivenza. La semplicità africana è contagiosa come la miseria che però è un pugno allo stomaco e uno schiaffo in pieno viso alla società occidentale”. Investire in solidarietà, invertire la rotta dell’estrema povertà: è la passione che da tempo anima Zaffiro al punto da spingerlo nelle lande dimenticate del piccolo Paese africano.
I viaggi in giro per il mondo, il terzo mondo, non sono viaggi di piacere per Roberto Zaffiro ma di impegno sincero in favore degli ultimi, dei poveri della terra. Una fede praticata veramente con le opere e un progetto di riscatto che ha molto presto convinto pure due uomini di Chiesa a seguire quel cammino intrapreso da Zaffiro intorno alle miserie di un mondo capovolto e a battere insieme lo stesso percorso di civiltà e spiritualità.